L’ultima fuga di Daniela Quieti


L’ultima fuga – di Daniela Quieti, Tracce 2011 E. 11

Daniela Quieti, nome noto nel panorama nazionale, ha pubblicato il quinto volume in soli quattro anni, dividendosi tra poesia, racconti brevi e resoconti giornalistici.
Tutte le opere comunque rivelano al lettore, in modo immediato, la stessa mano, la passione per la semplicità, il valore delle tradizioni e dei luoghi natii, i forti sentimenti. I versi sono brevi, quasi che il sentimento, così concentrato, possa esplodere, allo stesso tempo concisione e purezza della parola rendono la poesia di Daniela Quieti assolutamente classica, pur concedendo qualche spazio alla terminologia contemporanea.
Il sogno, l’incertezza, la nemesi della razionalità, sono i temi prediletti, una lunga sfida che Daniela, con parole cristalline ed espressioni misurate, affronta in nome dell’amore. Che non è, nel suo caso, agapico, nè carnale, ma riunisce entrambi gli aspetti.
La scrittrice comprende che la sua sfida è ardua, che: l’urto inginocchia una breve stagione, nuota il fiume in salita, affida i messaggi alla bottiglia, il giorno si oscura, per usare suoi versi.
Si rende conto che è una fatica e una prova di coraggio immensa, ma non rinuncia, e attingendo a quest’acqua benefica, riesce a trasformarsi: Oriento la vista/ dove cerco/ un inverno/ con lo sguardo/ della primavera. Dalla sua bocca anche la fine sarà soave: Cogli sulle mie labbra/ un bacio/ e che esso ti bruci/ e annienti l’agonia/ del tuo sorriso tenue. Non abbandona il castello dell’amore, il sogno. Sa di poter reggere l’impresa. Che l’unico cibo è il semplice pane, l’unica forza l’innocenza, che la musica è sempre presente con pentagrammi, armonie, rintocchi. Eppure in questa difesa ostinata, si infiltra il destino, l’ignoto:
l’acqua che scende dal cielo/ bagna la luna/ tagliata a metà/ e annega il lato/ su cui sono io./ Alla fine non sapremo/ chi di noi ha perso.
Perchè l’innocenza di Daniela Quieti non è ingenuità, sente che: Nel sogno ricorrente/ i fiori sono morti… è la coscienza di sè e delle persone amate che le permette di resistere, di sperare.
Adesso c’è chi dimentica/ anche gli amici/ il tempo è terribilmente breve, solo da uno/ a due/ questo giorno perduto/ giusto/ o sbagliato come noi.
… esisteremo…per un attimo/ O per l’eternità?

Di fronte all’enigma irrisolto, si ripresenta forse l’ultima possibilità, quella che Daniela Quieti sceglie: un’ Ultima fuga alla ricerca dell’Assoluto.

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Una risposta a L’ultima fuga di Daniela Quieti

  1. Daniela Quieti ha detto:

    Carissimo Andrea,
    ti ringrazio di tutto cuore per la bella, speciale recensione che mi dedichi con la sensibilità e la capacità che sempre ti connotano. Ma ti ringrazio, soprattutto, per la condivisione di sentimenti che accompagna il reciproco percorso letterario nell’indagare le ragioni dell’anima e della vita in generale. Interpreti in modo profondo i miei versi e ne cogli con attenzione quel particolare senso di smarrimento dell’esistenza che incalza, chiede, toglie e impone, senza, a volte, neppure permettere di comprendere quanto sta accadendo, quell’impossibilità di incidere sui propri desideri e sull’anelito di rallentare il tempo in una prospettiva di rinnovamento del proprio sé. Ma siamo comunque qui, ora e ogni giorno. Credo che la poesia, almeno per me, aiuti a tramutare sottese evidenze in ritrovate, pur se poche, certezze nel confronto fra quotidianità e spirito e, in questo, trovare una via di ‘fuga’ alla precarietà dell’essere verso una ricerca d’Assoluto.
    Nel porgerti gli auguri per il tuo nuovo blog, ti saluto con affetto e gratitudine

    Daniela Quieti

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