“L’amore non citofona” di Fabio Pinna


“L’amore non citofona” di Fabio Pinna.

La raccolta è preceduta da una bella prefazione di Fabrizio Raccis.
Un tentativo di esprimersi su un registro linguistico nuovo (se avrò fatto abbastanza punti/ per ritirare un tuo sorriso/ il tempo ci sarà madre/ il tempo ci sarà paracadute). I versi, spesso frammentari, racchiusi talvolta da una punteggiatura feroce, sono in se stessi piccoli tesori di immagini ( Qui ricordi ancora vivi/ maledetti sulle ruote corrono). Non è altro che il ritmo nel quale viviamo. Il sentimento, la sensazione, non si pongono su un orizzonte “altro”, ma sono espressi e trascinati nella quotidianità grigia e a volte avvilente del comune (Abbandonati i destini sui binari morti).
(Un tacco/ un sapore dolce/ fermassero il dolore del mondo) L’amore, vince provvisoriamente il nemico insidioso dello scetticismo e svolge una funzione salvifica. Un salvagente solo, per rimanere tra gli oggetti quotidiani (di noi dicono/ l’ennesimo errore frontale) di una società che lo svilisce (e coprire con uno scialle di speranza/ queste fottute accelerate esasperate esistenze.)
“Noccioline, rum e di più” rappresenta perfettamente l’equilibrio di semplici materiali d’uso, pulsioni e azioni, e concetti stessi. In questa poesia il linguaggio di Fabio Pinna raggiunge come non mai l’obiettivo di una lingua contemporanea frizzante ( Se questa colla attacca/ sulla fretta/ e siamo noi/ con le mani dammi mani/ sul niente).
Forse l’universo ritorna, come nella visione della prima infanzia, il corpo stesso (ero io la tua casa/ di frementi dita/ scoppi al cuore/ sorrisi profondi fino all’osso/ ora lasciti di profumo leggero… non farlo dentro al mio petto scucito/ perché lì sono di senza arrivi/ e mai partenze).
Il mondo intorno, dove cieli spiagge e sole sono presenze amiche, ha un metro ridotto, le sue immagini si riflettono negli occhi e nei corpi (Come un albero di mele al vento/ un tuo girarti).
Ma di fronte alla meraviglia del sorriso, al tremore della bellezza che tutto giustifica, resta incombente la consapevolezza del fluire inarrestabile delle cose (E noi siamo qui/ a vedere/ insofferenti/ sintetici/ incasellati/ sorrisi al passato remoto/ svernarci addosso) che solo l’amore può, un attimo dopo l‘altro, vincere con la forza della speranza ( ho scelto per te/ il coraggio del sorriso).
In un ambiente fosco, disumanizzato, la vicinanza con l’altro/a è allora un fiore nel deserto ( Ho sentito nascere un fiore/ nel deserto della metropolitana/ il vento della galleria ci rubava le vocali/ da quanto silenzio arrivi).
Nella prima “Del tuo rumore vorrei” (Davvero guardarci/ sgoccioli di adrenalina/ (…) vita ristretta a tre quattro cose/… siamo il troppo rumore/ che è paura di quel silenzio) e nell’ultima, la poesia che dà il titolo alla raccolta (T’incontrerò ad ali spezzate/ briciole di sogni sotto il tavolo/ I perchè andati al diavolo/ Pretenderemo la vita/ Pretenderemo la rivoluzione di fragili sorrisi/ su di noi) si raggiunge nei versi il vertice della tensione che porta non a una apoteosi, ma ancora alla bellezza effimera e delicata del fiore,i fragili sorrisi, unica vera moneta per pagare ogni giorno “l’affitto al tempo”, come dice Fabio Pinna.

ulteriori informazioni su:

http://www.fabiopinna.me/libri-fabio-pinna/amore-non-citofona/

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